La pandemia potrebbe ormai essere un ricordo del passato, ma un tempo è stata un motore di cambiamento per la moda. All’epoca, poiché le condizioni non lo permettevano, i brand rispolverarono il loro storytelling per nascondersi dietro la passerella—un’abitudine che oggi è diventata quasi un riflesso automatico, una risposta stagionale alla FOMO. È come se la moda avesse perso la capacità di farci sognare. Questo, però, non vale per tutti: alcuni brand hanno saputo mantenere intatta la loro magia e, nonostante il tempo trascorso, continuano a sorprendere. Prada è stata sta i primi con The Show That Never Happened, la collezione SS21 (e anche debutto di Raf Simons alla direzione creativa del brand) che ha preso forma attraverso diversi fashion film realizzati da cinque creativi, tra cui Juergen Teller e Willy Vanderperre. Accanto a Miuccia Prada, c’era Jonathan Anderson, il maestro del sogno quotidiano, che ha presentato la collezione menswear SS21 di Loewe all’interno di una scatola. In quel periodo si è discusso molto anche dell’evoluzione del calendario della moda, con alcuni che preannunciavano la scomparsa delle sfilate nel mondo post-Covid. Ma è davvero così impensabile che qualcosa possa fermare il mondo e, allo stesso tempo, lasciare intatta l’industria della moda? Tra i designer che continuano a investire il massimo sforzo nella costruzione di una sfilata, c’è Mark Gong, capace di farci sognare ancora.
Le sue collezioni più recenti traggono ispirazione da Sex and the City, reinterpretando le sue icone femminili in chiave contemporanea. La stagione SS24 ha canalizzato l’energia di Samantha Jones con un power dressing audace: tailoring deciso, cut-out provocanti e un’ambientazione da ufficio che sprigionava sicurezza. La FW24, invece, ha reso omaggio a Carrie Bradshaw e Miranda Hobbes, celebrando l’amicizia femminile attraverso morbide pellicce, completi destrutturati e miniabiti giocosi. Nell’ultima collezione per la stagione SS25, presentata lo scorso settembre alla Shanghai Fashion Week, il designer si è ispirato a Charlotte York, fondendo femminilità sofisticata e modernità: completi in maglia pastello, sete vichy e silhouette strutturate ammorbidite da dettagli delicati. Al di là dell’estetica, Mark Gong ha un talento innato nel giocare con le emozioni, riuscendo sempre a toccare le corde giuste. Il suo lavoro è una danza perfetta tra momenti crudi e autentici—come l’invito alla sua sfilata, che raffigurava uno scambio di messaggi tra amiche, con testi carichi del peso di un salvataggio da una relazione tossica. Un dialogo che riecheggia le complessità del rapporto tra Miranda e Carrie, due personaggi perennemente intrecciati nel caos dell’amore e della scoperta di sé. Attraverso questi scambi intimi, Gong solleva domande profonde e spesso taciute sul perfezionismo. È come se offrisse un invito non solo a guardare, ma a sentire, interrogarsi e riflettere.
Shanghai e New York hanno ciascuna un’anima creativa unica. Come queste due città influenzano la tua visione? Nella tua estetica si scontrano o si completano?
Shanghai, con il suo ricco patrimonio culturale, mi permette di incorporare eleganza e delicatezza nel mio lavoro. New York, invece, con il suo spirito libero e la sua attitudine d’avanguardia, dona ai miei design un carattere audace e senza freni. Questi due mondi non si scontrano, ma si fondono, dando vita a un linguaggio unico che definisce l’identità di MARK GONG.
Il tuo lavoro oscilla spesso tra ribellione e raffinatezza. Come gestisci questo equilibrio?
Le mie creazioni si ispirano allo spirito libero e all’attitudine ribelle delle donne contemporanee, mettendo in risalto sartorialità e artigianalità. Voglio che ogni capo permetta loro di esprimere la propria individualità senza essere costrette in etichette. Attraverso silhouette audaci e dettagli floreali delicati, integrati con tecniche di alta sartoria, cerco di definire l’inconfondibile estetica della Gong Girl.
Ogni stagione, i tuoi video di prove generali con le modelle scatenano il web, catturando momenti intimi ed elettrizzanti. Quanto è importante per te mantenere il pieno controllo sulla tua narrativa in un mondo così saturo di immagini?
Nell’era dei social media, controllare la propria narrativa è fondamentale. Sono felice che le persone riescano a percepire le emozioni e le storie dietro il brand attraverso questi video. Amo condividere l’adrenalina del backstage con tutti.
Le tue sfilate spesso assomigliano a performance artistiche, creando universi femminili che spaziano da “The Heartbreak Club” a “Marry? Me?”. Pensi alla passerella come a un palcoscenico per raccontare storie o come a un mezzo di critica culturale?
Le mie sfilate sono una forma unica di storytelling. Comunico una narrativa al pubblico attraverso i vestiti e la performance, con l’obiettivo di creare connessioni e aprire un dialogo sui temi che presento in collezione.
Le tue ultime collezioni hanno reso omaggio a personaggi iconici come Samantha Jones, Carrie Bradshaw e Charlotte York. Ora che Sex and the City è giunto al termine, ci aspetta un’altra saga cinematografica come ispirazione o ci lasci nel dubbio su cosa verrà dopo?
(Ride) La collezione FW25 sta arrivando. C’è ancora tanto in serbo, preparatevi ad essere sorpresi!
Oltre all’iconico gruppo delle Gong Girls [tra cui tutti i membri delle BLACKPINK], c’è qualcun altro che sogni di vestire? Chi ti ossessiona ultimamente?
Taylor Swift, realizzare abiti per lei è il mio sogno più grande.
Spesso ci soffermiamo su ciò che lasciamo indietro. Cosa porterai con te in questo Anno del Serpente, sia a livello personale che creativo?
Libertà, indipendenza e sicurezza in me stesso.